All’inizio del novecento a causa di una stringente crisi economica milioni di Italiani si sparsero per il mondo in cerca di lavoro, in treno in giro per l’Europa oppure in nave diretti alle Americhe.
I famosi bastimenti ogni settimana partivano dai maggiori porti Italiani, carichi di uomini e donne che con coraggio affrontavano il mondo. Andavano al porto accompagnati da amici, familiari e promesse spose. Dopo i saluti di rito conditi di lacrime, abbracci e promesse di scrivere e non lasciarsi. Insieme ai bagagli stracolmi delle immancabili Italiche provviste, finalmente si imbarcavano. Alla partenza c’era la ressa per accaparrarsi i posti vicino alla balaustra, per lanciare, tenendone in mano un capo, dei gomitoli di lana o di spago ai parenti sulla banchina, che srotolavano i rocchetti mano a mano che la nave si allontanava per rimandare il momento del distacco. Purtroppo però il filo inevitabilmente si spezzava, la nave lasciava il porto, le lettere stentavano ad arrivare e purtroppo le scorte finivano presto e bisognava adattarsi.
Oggi come allora, con amici figli e genitori ci rechiamo in aeroporto e lì ci salutiamo. É vero, viaggiamo comodi con auto, treno o aereo che sia, gli spostamenti sono più veloci, i social ci tengono in contatto costante e sappiamo tutto di tutti, sempre aggiornati. Ma anche adesso pasta, caffè, biscotti e pomodori finiscono ancora troppo presto.
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